
Il 2002 è stato un anno molto triste per le nostre certezze: mentre Daniel Kahneman vinceva il premio Nobel per l’economia svaniva la nostra illusione di avere una mente logica e razionale.
La ricerca eseguita da Kahneman insieme al suo collaboratore Amos Tversky in merito ai giudizi ed alle decisioni umane aveva evidenziato una serie di errori sistematici commessi dalla maggioranza degli individui. I risultati furono sconvolgenti, perché gli errori di giudizio non erano dovuti ad errori di prestazione (limiti di memoria, attenzione, ecc.) ma di competenza. In poche parole gli individui non utilizzavano, in media, le regole della logica e della probabilità ma si avvalevano di regole “euristiche“, tipiche del pensiero comune.
I risultati di tale ricerca, e di quelle successive, mostrano gli individui come sostanzialmente irrazionali quando esprimono i loro giudizi e prendono le decisioni in situazioni di incertezza.
Anche aver conseguito degli studi che richiedono il ricorrente uso del pensiero logico deduttivo come ingegneria, matematica, fisica, non ci preserva da tali errori se non siamo opportunamente addestrati ad averne consapevolezza e senza aver interiorizzato un idoneo metodo di approccio al problema.
Kahaneman e Tversky, ad esempio, posero ad alcuni professori di statistica domande statistiche non formulate in modo statistico, cioè ponendo il quesito in una forma non accademica ma come un fatto di vita reale. Vi riporto un esempio riadattato per chiarezza da Nassim Nicolas Taleb:
Supponente di vivere in una città con due ospedali, uno grande ed uno piccolo. In un dato giorno, il 60% dei bambini nati in uno dei due ospedali sono maschi. Di quale ospedale è più probabile che si tratti?
Molti statistici fecero lo stesso sbaglio che farebbe una persona che non conosce la statistica scegliendo l’ospedale più grande, quando uno dei principi base della statistica è che i campioni grandi (quindi il caso di un grande ospedale) sono più stabili e si discostano meno dalla media di lungo termine (che nel caso delle nascite maschi o femmine si aggira intorno al 50%). Quindi e’ più probabile che il 60% di nascite in un solo giorno sia osservato in un campione piccolo (e quindi nell’ospedale piccolo).
A questo punto dopo aver cercato di insinuarvi il dubbio sulla naturale capacità di giudizio umana vi presento due euristiche fallaci (ne esistono almeno 35 tipi) che riscontro più spesso in contesti di problem solving e nella vita di tutti i giorni, e alcuni metodi efficaci per evitarne i tranelli.
- Il primo tranello è teso dall’ “euristica del verificazionismo”.
Consiste nel controllare la validità di un’ipotesi prendendo in considerazione o ricercando solo i dati che la confermano, senza preoccuparsi di quelli invalidanti. Si tratta di un filtro mentale applicato durante la ricerca di prove o esempi riguardo la nostra ipotesi. E’ un meccanismo automatico ed inconsapevole di cui è molto difficile accorgersi da soli senza l’utilizzo di un adeguato metodo. Le conseguenze di tale euristica possono essere disastrose dal momento che possiamo convincere noi stessi e gli altri di aver verificato un’ipotesi che sarà drammaticamente smentita da altri o dagli eventi avversi che necessariamente si verificheranno.
Un tecnica efficace per non incorrere nell’euristica del verificazionismo prende spunto dal pricipio di falsificabilità introdotto nel secolo scorso dall’epistemologo Karl Popper, che si era posto il problema di come distinguere una teoria scientifica da una non scientifica.
Per Popper, una teoria scientifica è fondata solo se le ipotesi su cui si regge sono falsificabili. Cioè se è possibile immaginare un modo per verificare empiricamente se sono o meno false.
In pratica, quando siamo di fronte ad un’ipotesi, una teoria o un giudizio, dobbiamo pensare in primo luogo in che modo lo possiamo falsificare (falsificare vuol dire dimostrare che una cosa è falsa) e solo in secondo luogo pensare a come dimostrare che è vero.
Se non è possibile trovare una tecnica, un esperimento, una verifica che possa provarci la falsità della nostra teoria o del nostro giudizio qualora fosse falso, non possiamo parlare di pensiero scientifico ma di speculazione filosofica, credo religioso, pensiero sciamanico.
Il metodo, quindi, prevede di formulare un’ipotesi o giudizio e cercare un’osservazione (ricordate che la prova deve essere basata sui fatti osservabili) che ne possa dimostrare la falsità.
- Il secondo tranello è teso da un’altra euristica: la confusione tra contiguità, correlazione e causalità.
Si tratta di errori del pensiero abduttivo. In pratica eventi simultanei e/o correlati vengono interpretati come legati da un nesso causale. In questi casi si suole dire post hoc ergo, propter hoc. Che tradotto in parole povere significa: solo perché l’evento “B” si è verificato dopo l’evento “A”, allora deduco che “A” è la causa di “B”.
Si tratta di un ragionamento fortemente radicato nella natura non solo umana ma di tutti gli animali.
Il fisiologo russo Ivan Pavlov nel 1903 scoprì come indurre dei riflessi condizionati nei cani proprio facendo seguire in rapida successione nel tempo il suono di una campana e l’erogazione del cibo. In poco tempo il sistema nervoso del cane associava i due stimoli mediante un nesso causale e il cane iniziava a salivare non appena suonava la campana come se avesse avuto già il cibo in bocca. In pratica scambiava la campana per la causa del cibo.
E’ stato dimostrato che anche noi uomini abbiamo ereditato molti di tali programmi ancestrali.
Sostiene l’etologo Konrad Lorenz che “un’imposta è sbattuta dal vento, e quando, in coincidenza, l’orologio di una torre fa battere l’ora allo stesso ritmo, sorge in noi l’irrefrenabile aspettativa che l’uno debba essere causa dell’altro. Non appena si scopre l’origine nascosta di queste idee fisse se ne osservano sempre di nuove e si è sorpresi di vedere quanto spesso esse ci condizionano.”
L’aspettativa che due eventi in rapida successione temporale siano legati da un nesso di causa ed effetto è radicata in noi in maniera così generalizzata da farci supporre un legame diretto in quasi ogni coincidenza.
Per essersi conservata in maniera così forte, tale tendenza ha dato sicuramente molti vantaggi pratici per la sopravvivenza nella storia evolutiva della specie e in molte situazioni ha anche dato origine alle superstizioni, al pensiero animistico e sciamanico.
A differenza di quello che ci fa credere la natura, in assenza di opportuni metodi e strumenti non siamo in grado di cogliere nessun tipo di nesso causale ma solo correlazioni.
Secondo il filosofo empirista David Hume il “propter hoc” non è verificabile: non sarebbe possibile dire “la pietra si riscalda perché splende il sole”, ma solo “ogni volta che splende il sole, la pietra si riscalda”.
Per fortuna esistono dei metodi e degli strumenti che permettono di discernere le relazioni causali dalle semplici correlazioni, come il metodo sperimentale e i suoi derivati, che usano strumenti statistici per verificare le ipotesi e le correlazioni.
Nel mondo aziendale si è fatto strada negli anni il metodo Six Sigma che riassume in un corpo unico i principali metodi della ricerca scientifica e degli strumenti statistici.
Approfondirò tali tecniche nei prossimi articoli della categoria “statistica per Manager”.
Nel frattempo vi invito a individuare da oggi in poi le due euristiche illustrate nella vostra vita lavorativa e privata, quando vi capita di accorgervi che voi stessi o altri ne facciano uso. Esserne consapevoli è già una prima difesa contro i possibili errori conseguenti.
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